«Mi ci è voluto molto tempo per trovare la mia voce, e ora che finalmente ce l’ho, non rimarrò in silenzio». È una citazione di Madeleine Albright quella che le ragazze di CCO - Crisi Come Opportunità scelgono di condividere come motto del loro lavoro.
Specializzata nel campo della comunicazione sociale, Crisi Come Opportunità - il cui nome evoca come l’associazione voglia sottolineare e cogliere le opportunità che nascono dalle crisi -, è una onlus che realizza da oltre dieci anni documentari, pubblicazioni, video testimonianze, spettacoli teatrali, campagne di sensibilizzazione e progetti formativi lavorando nelle periferie, nelle carceri minorili e nelle scuole italiane, su tematiche legate alla cittadinanza attiva, questione di genere e lotta alle mafie, con uno sguardo particolare alla condizione femminile. Sono Giulia Agostini, presidente; Giulia Minoli, vicepresidente; Noemi Caputo e Francesca Elia, project manager; e Benedetta Genisio, responsabile della comunicazione. Sono cinque donne che intervengono in situazioni di criticità, più lontane e marginali, e che offrono quell’aiuto necessario per ricominciare.
Dieci anni di storie di donne e coraggio
«Dal 2011 al 2020 sono tante le storie di donne che ci hanno accompagnato - spiega la Presidente, Giulia Agostini - tante storie che abbiamo voluto raccontare per dare valore alle loro scelte che spesso hanno messo in pericolo la loro stessa vita e che noi, da testimoni e professioniste del sociale, abbiamo potuto valorizzare facendole conoscere al grande pubblico». Prendiamo il ruolo della donna nel sistema mafioso, per esempio, sempre più riconosciuto nella sfera economica e di affermazione del potere dei clan, ma al contempo determinante nell’interruzione dello status quo per la tutela dei figli.
Dalla casa internazionale delle donne «Un esempio per tutte noi»
«Può sembrare banale, ma è così - racconta Giulia Minoli, autrice, vicepresidente di CCO e vicepresidente della Casa Internazionale delle Donne di Roma. Nei nostri lavori laboratori teatrali abbiamo utilizzato storie, riflessioni e archetipi che sintetizzano la complessità di un problema che non può più essere affrontato tracciando con sicurezza una linea di demarcazione tra chi è “contaminato” e chi non lo è. Storie di amministratrici che hanno combattuto le infiltrazioni mafiose nei propri comuni, come quella di Gabriella Augusta Maria Leone e Maria Ferrucci; la storia della prima donna testimone di giustizia Maria Stefanelli; storie di madri, tra cui Lea Garofalo, e sua figlia come Denise, storie di imprenditrici, vittime innocenti e giornaliste. La lista di donne italiane coraggiose è molto lunga, e le loro storie sono un esempio per tutti noi».